Se la caccia fosse un lavoro
Se la caccia fosse un lavoro
E' questo il titolo di un dossier che analizza la caccia dal punto di vista della pubblica sicurezza.
Il punto di avvio è la constatazione che l'attività venatoria consiste in null'altro che nel libero uso di armi da fuoco da parte di dilettanti in luoghi non protetti, ovvero che sua principale e intrinseca caratteristica è la totale promiscuità di spazi con le altre attività umane, sia lavorative (agricoltura e silvicoltura innanzi tutto) che ludiche (escursionismo ecc.). E' chiaro pertanto che il problema della sicurezza e della tutela della pubblica incolumità è da considerarsi primario in qualsiasi trattazione che abbia come oggetto la caccia.
Con riferimento ai dati del 2001 si è calcolato che si verifica un incidente mortale sul lavoro ogni 3.500.000 circa giornate lavorative e almeno un incidente mortale di caccia ogni 550.000 circa giornate di caccia. Ne risulta, dal rapporto fra tali cifre, che si muore di caccia almeno 6.4 volte più frequentemente che sul lavoro. Inoltre, la probabilità che che un incidente di caccia abbia esito mortale è 297 volte maggiore che negli incidenti sul lavoro.
Nonostante ciò, un esame comparato della trattazione dei concetti di sicurezza e prevenzione nelle legislazioni che regolamentano la sicurezza sul lavoro e l'attività venatoria rivela come in quest'ultimo campo la normativa sia, sotto l'aspetto che qui ci interessa, quasi del tutto ferma alla impostazione puramente risarcitoria che in materia di sicurezza sul lavoro era tipica della legislazione del 1898. In altri termini la vigente legge sulla caccia (L. 157/92) è, dal punto di vista della tutela della sicurezza, indietro di circa un secolo rispetto alla vigente normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
Si constata a conclusione di questa analisi come l'unica efficace misura di prevenzione razionalmente attuabile sia quella di limitare la caccia a un numero piuttosto ristretto di situazioni, che poi si riducono al caso di terreni prevalentemente o totalmente pianeggianti coperti da vegetazione molto bassa per una estensione pari a tutto il campo di tiro. Il che poi equivale a vietarla quasi ovunque. E si comincia con ciò a comprendere le ragioni della arretrata impostazione della L.157/92 in tema di sicurezza: applicare alla sicurezza nella caccia una evoluzione legislativa analoga a quella verificatasi in altri campi significa di fatto por fine alla caccia.
Per approfondimenti, rimandiamo alla lettura del dossier: "Se la caccia fosse un lavoro".