L'orribile sorte degli uccelli-richiamo

Sono nato in liberta',
ero libero di andare ovunque.....
Sono un uccello da richiamo.
Servo per uccidere i miei fratelli.

 
Ogni anno, migliaia di merli, cesene, allodole, tordi bottacci, tordi sasselli, mentre stanno migrando verso i paesi caldi:
 
Vengono catturati nelle reti, a cura di persone pagate dalla Province, dopo essere stati attirati da altri uccelli, che, chiusi nelle loro gabbiette in prossimità delle reti, hanno il compito di cantare per intrappolare i loro simili Vengono tolti dalle reti e, in preda al panico, vengono messi in minuscoli contenitori per essere trasportati ai centri di distribuzione dove i cacciatori stanno aspettando

Qui, vengono regalati ai cacciatori che li useranno per effettuare la caccia da appostamento.

Sempre più terrorizzati, gli uccelli catturati vengono messi in sacchettini o in gabbiette e vengono portati a casa del cacciatore che è divenuto il nuovo padrone. Durante questi viaggi gli uccelli sbattono in continuazione contro le pareti delle gabbie, in preda al panico, disperati, in trappola, dopo che li hanno presi nella rete, maneggiati più volte, sbattuti da una parte all'altra. Le allodole sono gli uccelli più stressabili e sbattono in continuazione la testa contro il soffitto della gabbia.

A casa del cacciatore vengono messi, fino alla fine dei loro giorni, in gabbie grandi al massimo 30 centimetri, disposti su scaffali all'interno di scantinati o sottoterra, in box, nelle cantine. Spesso questi locali sono semibui, sporchi, umidi e malsani. Lo sterco degli uccelli, ognuno nella sua gabbietta, rimane depositato a blocchi sugli scaffali, e viene rimosso molto raramente; moltissimi degli uccelli muoiono appena arrivati, perché non sopportano di aver detto addio alla libertà, molti rifiutano di mangiare, altri non tollerano quel nuovo mangime, così diverso dal cibo naturale, altri sbattono le ali e si feriscono fino alla morte, altri si lasciano deperire.

Ma alcuni sopravvivono, senza sapere quale terribile sorte li aspetti, accettano questa nuova vita e verranno nutriti finché canteranno bene, poi non serviranno più a nessuno e anche la Natura li rifiuterà, perché non li riconoscerà più.

Si apre la stagione di caccia (da settembre a gennaio): tutti i giorni, con qualunque tempo, il cacciatore si reca al suo capanno di caccia, trasportando i suoi uccelli da richiamo nelle loro gabbiette. Qui verranno appesi agli alberi e, contro natura, canteranno per attirare e far cadere in trappola altri sventurati uccelli, che verranno uccisi dal cacciatore nascosto nel capanno.

Finisce la caccia e gli uccelli, sempre rinchiusi nelle loro minuscole gabbiette, vengono disposti sugli scaffali, in freddi e umidi locali, con pochissima aria, pochissima luce, nella mancanza di igiene più totale. In queste condizioni passeranno lunghi mesi, finché, senza più accorgersi della primavera, si troveranno in estate.

Siamo al mese di giugno: i cacciatori prendono i loro uccelli, strappano loro un po' di penne, li mettono in locali completamente bui, ed in questa terribile condizione li lasciano, soli a sé stessi, per due lunghi, interminabili mesi. E' questa la MUTA ARTIFICIALE: tutti i cacciatori sono obbligati a seviziare così i loro uccelli per far loro subire la muta delle penne, cosa che in natura avviene spontaneamente all'approssimarsi della primavera. In questa meravigliosa stagione gli uccelli ricoperti dal nuovo piumaggio, cominciano a cantare perché siamo nella stagione degli amori. Ma la caccia è aperta in autunno e quindi ai cacciatori serve che i loro uccelli cantino, come se fosse primavera, in questa stagione e così strappano loro delle penne e li tengono al buio completo per indurli a credere che sia inverno (in realtà è il mese di giugno o luglio) e che l'autunno reale si la loro primavera: hanno cambiato le piume e rivisto la luce! In realtà dall'estate si è passati all'autunno. Questo è maltrattamento animale: oltre alle sevizie, gli uccelli subiscono uno scompenso del metabolismo, non sanno distinguere il giorno dalla notte, l'inverno dall'estate. Il loro equilibrio ormonale è sconvolto.

Così trascorre la loro misera vita e quei pochi uccelli che riescono a sopravvivere subiscono tutte le estati la muta artificiale. Man mano che il tempo passa, i loro muscoli si atrofizzano, non sono più capaci di volare, non sanno più cosa significa trovare un compagno ed accoppiarsi. La coda si è rotta e non esiste più a furia di sbattere contro la gabbia. Le zampe, stando fermi in uno spazio così ridotto e pieno di escrementi, si ricoprono di piaghe ed ulcere, finché molti uccelli perdono gli altri. Le penne scompaiono, lasciandoli nudi ed incapaci di sopportare le intemperie cui sono esposti. Non riavranno più la loro libertà: mai più cieli azzurri infiniti, ma più l'accoppiamento con i propri simili, ma più la dolcezza di allevare i propri piccoli, ma più i lunghi viaggi e la primavera. Finché un giorno non ce la fanno più a cantare, non servono più a nulla ed il cacciatore li abbandona.